Al Direttore - 02 ottobre 2012, 16:17

Proseguono le mail dei lettori sulla situazione politica: interviene Roberto Barbaruolo

Un nostro lettore, Roberto Barbaruolo, ci ha scritto per intervenire nella discussione politica, dopo la mail di Roberto Braganti:

“Il Sig.Roberto Braganti esprime la sua condivisibile critica alla politica imperiese in modo poco originale. Egli auspica l’avvento di politici giovani e quindi nuovi. In filosofia  giudicare qualcosa o qualcuno solo per un particolare è chiamato ‘sineddoche’ ed è ritenuto deprecabile. In tutto il mondo democratico la politica si distingue in destra e sinistra, conservatori e progressisti, mentre qui in questo periodo confuso ci sono contrapposizioni strane: giovani-vecchi, onesti-disonesti, settentrionali-meridionali, industria-ambiente, chiesa-relativismo e magari donne-uomini. La politica deve mediare tra le diverse istanze ed i cittadini vigilare e farsi sentire e non solo votare. I disonesti sono perseguiti dalla magistratura ed a volte sono anche giovani come il Sig. Fiorito arrestato oggi. Giovani ambiziosi possono anche avere dei suggeritori vecchi, come è successo proprio al Comune di Imperia. Mentre un vecchio come il Cardinale Martini ha mostrato idee modernissime nel suo testamento spirituale. I cambiamenti avvengono perché i cittadini li provocano. Senza auspicare nefaste rivoluzioni basta che ognuno s’impegni a distinguere il merito dei nostri rappresentanti e dei candidati senza generalizzare con sterili sineddoche. Nel 1994 un uomo nuovo e relativamente giovane ebbe grande successo elettorale ma ha portato l’Italia quasi al disastro. Per smascherare l’inganno della contrapposizione tra vecchio e nuovo, può venirci in soccorso il ‘Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere’ di Giacomo Leopardi, di cui riporto un brano:
‘Passeggere Credete che sarà felice quest’anno nuovo? -Venditore   Oh illustrissimo si, certo.-   P. Come quest’anno passato? - V.   Più più assai. - P. Come quello di là?
V.   Più più, illustrissimo. – P. Ma come qual altro? Non vi piacerebb’egli che l’anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi? - V. Signor no, non mi piacerebbe.
P. Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi? – V.   Saranno vent’anni, illustrissimo. - P. A quale di cotesti vent’anni vorreste che somigliasse l’anno venturo? – V.  Io? non saprei. - P. Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?  - V.  No in verità, illustrissimo. - P. E pure la vita è una cosa bella.  Non è vero?
V.   Cotesto si sa.- P. Non tornereste voi a vivere cotesti vent’anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste?-V.   Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.
P. Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati?   V.   Cotesto non vorrei.
P. Oh che altra vita vorreste rifare? la vita ch’ho fatta io, o quella del principe, o di chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l’appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro? - V. Lo credo cotesto.-P. Né anche voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo? - V.   Signor no davvero, non tornerei.-P. Oh che vita vorreste voi dunque?-  V.   Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz’altri patti.
P. Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell’anno nuovo? V. Appunto.
P. Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest’anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d’opinione che sia stato più o di più peso il male che gli e toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?
V.   Speriamo’.”

Carlo Alessi