Cosa succede quando, per decenni, la questione ambientale viene progressivamente identificata come l'impuntarsi di qualche "ecologista che non ha niente da fare"?
Che nell'accezione comune la difesa dell'ambiente e della salute si allontana dalla vita quotidiana, e viene "relegata" ad un ideale vuoto, che si sfoga con le battaglie contro le feci dei cani per le strade, qualche euro dato a Greenpeace e, al massimo, con la solidarietà per chi combatte in difesa della Foresta Amazzonica.
Quando invece si tratta di difendere la propria salute, soprattutto sul posto di lavoro, la questione passa sotto silenzio, nell'idea (anch'essa malsana) che sia una cosa che possa non toccarci, o che se lo fa, accadrà quando saremo vecchi.
Salvo poi l'indignarsi pubblicamente e a gran voce quando esplode sui media il caso di qualche mega inquinamento, come l'Ilva, ed auto-commiserarsi assieme ai colleghi e amici, facendo a gara a chi lavora nell'azienda più inquinante.
"Belin, hai visto che schifo giù a Taranto!"
"Belin si poveracci, ma anche io, la merda che respiro giù alle filiere?"
"Non me ne parlare, non hai idea del caldo che fa ai forni, con quella robaccia chimica che brucia"
"Eh, belin, ma che ci vuoi fare, tanto non cambia niente"
"Eh già, ci vorrebbe la rivoluzione..."
"Eh ma io c'ho da dare da mangiare a mio figlio!"
...
Eroi.
Che credono che per essere bravi genitori sia sufficiente riuscire a dar da mangiare ai propri figli e mandarli a scuola. Solo dopo, quando i figli cominciano ad ammalarsi di cancro, o al sistema nervoso, si rendono conto che proteggere i propri figli voleva dire anche altro.
E forse è questa la consapevolezza che attanaglia i cuori e le menti di tutti i lavoratori che a Taranto hanno permesso, col proprio silenzio ed omertà, di permettere ai padroni di fare ciò che volevano, di inquinare a dismisura, di rendere Taranto invivibile e malsana, condannandola per generazioni.
E che ora accettano che siano gli altri, i propri concittadini, a pagare (con milioni di soldi pubblici) la bonifica delle aree, (che per tornare a livelli decenti probabilmente impiegherà comunque decenni), sotto il ricatto di restare a casa senza lavoro.
Già, il lavoro, una brutta bestia, soprattutto quando manca. E i padroni lo sanno, ed i Sindacati lo sanno. La paura di perdere il lavoro è una leva potente per sottomettere le persone.
A Taranto, qualcuno ha cominciato a gridare "meglio morire di Cancro che di Fame". Probabilmente non ha mai avuto nessuno vicino che moriva di cancro, e sicuramente ha deciso che comunque gli sta bene morire.
Da quando la salute e il lavoro sono diventati barattabili?
Un articolo de La Repubblica di pochi giorni fa riprendeva proprio questo concetto, evidenziando come la stessa costituzione rifiuta questo baratto. L'articolo cita proprio l'articolo 41 della Costituzione, il quale recita che l'iniziativa economica privata, dunque l'attività d'impresa, "non può svolgersi in contrasto con la sicurezza, la libertà e la dignità umana". Vale la pena di sottolineare la lungimiranza dei costituenti, che posero la sicurezza prima ancora di libertà e dignità. E la sicurezza riguarda il lavoro, ma è pure sicurezza per i cittadini nell'ambiente e per i prodotti che consumano.
Più di 60 anni fa i nostri nonni fecero in modo di imprimere su carta un concetto forte, ovvero che la salute, la sicurezza e la dignità umana non sono barattabili con niente. L'intento era di lasciarci un mondo privo di quelle sofferenze che loro stessi hanno vissuto, nelle miniere, nel fordismo di inizio secolo, nei campi di concentramento, in trincea e sui monti.
E noi oggi ci sputiamo sopra, troppo attaccati alle nostre false certezze, al lavoro, alla casa, la macchina, il mutuo, la scuola.
Dimenticando che un padre ed una madre che muoiono sul lavoro, ai figli non potranno più garantire niente.
Ricordiamocelo quando ci chiederanno, ancora una volta, di accettare l'ampliamento della centrale a carbone, o la costruzione della piattaforma container, o un treno ad alta velocità, o un inceneritore, o di salire sulle impalcature senza corde, respirare la fibra di vetro, l'amianto, la formaldeide...
eccetera, eccetera, eccetera.