Una quindicina di precari e altrettanti dipendenti effettivi di ruolo a rischio licenziamento o mobilità: è il prezzo che potrebbe pagare la Croce Rossa in provincia di Imperia se andasse in porto la paventata privatizzazione a livello nazionale dell'Ente.
Dal 1 gennaio 2014 infatti, secondo quanto contenuto nell'ultima bozza del 4 maggio 2012 dello schema di decreto legislativo per la riorganizzazione della Croce Rossa Italiana, la Cri potrebbe diventare un'associazione privata di interesse pubblico divisa in un'Associazione e in un Ente. Un cambiamento che desta allarme tra i dipendenti e che andrebbe a ridefinire l'attuale natura giuridica di ente pubblico non economico della Cri.
Contro questa ipotesi, dipendenti e sindacati aderenti alla Cri, hanno promosso una petizione popolare al fine di mantenere l'attuale status giuridico della Cri senza licenziamenti di sorta del personale civile, precario e militare. Una protesta partita nel 2010 a seguito della decisione del Governo di allora di avviare un processo graduale di privatizzazione della Cri avente tra gli obiettivi: il risanamento della gestione, la ricollocazione del personale in esubero presso altre pubbliche amministrazioni e la crescita del finanziamento privato.
Secondo la nuova bozza, inoltre, dal 1 gennaio 2017, l'Ente Croce Rossa verrebbe soppresso e messo in liquidazione, mentre all'Associazione sarebbero trasferite tutte le funzioni esercitate dalla Cri 'ente pubblico'. Uno stravolgimento per la Cri che, in base a quanto riportato nella petizione, per i compiti assegnati sia dalla Convenzione di Ginevra del 1949 e dalla legislazione interna, non potrebbe mai essere considerata un'associazione privata.
“Cerchiamo di combattere e far sì che questo non avvenga – afferma Marcello Lanteri, segretario provinciale Sinadi-Cri – In quanto para statali siamo soggetti a tutti i mal di pancia dello Stato e ai taglia alla sanità. Ci sono tanti ragazzi precari e altrettanti posti di lavoro che si perdono. Attraverso questa petizione speriamo di sensibilizzare tutti. Non si può cancellare la Cri, è storia”.
Sette precari a Sanremo, tre a Bordighera e a Ventimiglia, uno ad Imperia oltre ad una quindicina circa di dipendenti effettivi di ruolo che rischiano di essere trasferiti: la posta in gioco è alta per coloro che quotidianamente prestano il servizio a favore del prossimo, insieme a decine di volontari animati dallo spirito di altruismo e solidarietà. Storie di sacrificio, dedizione per un lavoro di grande umanità come quella di Alessio, dipendente nella sede locale di Sanremo da 12 anni, entrato in Cri dopo graduatorie e concorsi, seguendo l'eredità del padre, lavoratore Cri per 40 anni. “I volontari sono importanti ma la forza motrice sono i dipendenti. Se dovesse andare in porto la privatizzazione ci sarebbe la messa a rischio del servizio” racconta Alessio.
Un'opera full time quella per la Cri di Sanremo che, dal 1 luglio, è ripartita con la copertura delle 24 ore anche nei festivi fino ad agosto per il pronto soccorso, oltre al trasporto giornaliero dei disabili, trasporto dializzati. "Tutti i giorni per due volte portiamo i disabili nelle strutture ad Imperia e al Solaro di Sanremo – ha aggiunto Alessio - Nel caso della privatizzazione tutto si baserebbe solo sul volontariato ma la gente lavora e non riuscirebbe a coprire i turni 24 su 24”. “Risanare va bene ma basta restare nel pubblico – ha aggiunto Lanteri – L'importante è tenere il posto ai ragazzi, sono loro che rischiano di più”.
E sarà proprio il futuro della Cri al centro della riunione in programma nei prossimi giorni a Genova con il commissario regionale Massimo Nisi e, alla quale, parteciperà anche il commissario del comitato della provincia di Imperia Vincenzo Palmero che, interpellato sulla questione, ha così commentato: “Dare giudizi è prematuro, per ora si tratta di una bozza di un decreto non ancora attuato e che verrà secondo me modificato. Dobbiamo vedere che vie di uscita ci sono e nel caso di privatizzazione chi sarà ad occuparsi della Cri e come verrà intesa a livello politico. Certo, questi ragazzi in servizio non devono rimanere a piedi. Per il momento è ancora un questione nebulosa”.
In allegato in basso, oltre alla bozza del decreto di riorganizzazione della Cri, la petizione popolare. La petizione può essere firmata da ogni dipendente o cittadino, depositata alla Cri locale o inviata via mail o fax al Presidente della Repubblica (fax 0646993125 o cliccando nella casella posta al sito www.quirinale.it) ai Presidenti della XII Commissione del Senato (fax 0667064779 email antonio.tommassini@senato.it) e al Presidente della Commissione Affari Sociali della Camera (fax 06677602546 email com_affari_sociali@camera.it).