A questa domanda, banale, do sentito forte un odore di disinfettante da corsia ospedaliera, l’espressione sofferente e seria, il sorriso non c’era più. Appena uscita dalla sala biopsie, capelli raccolti in un codino e qualche generica rassicurazionège dei medici.
Poco sotto, nella candida home page, un ragazzino abbraccia il suo papà, ridono felici. Non gli somiglia, ma, un flash: è mio padre. La stanza è verdognola, il cardiofrequenzimentro lascia cadere il suo bip sempre più lentamente. Questione di ore, hanno detto i medici nella notte.
Quel bambino delle foto tiene le mani del suo papà, il migliore del mondo. Piange sommessamente mentre quelle mani grandi, nodose e da artista, lentamente si raffreddano.
Ora lo strumento emette un unico lungo sibilo.
Arrivano medici e infermieri.
Pensiamo ad una ulteriore perdita di conoscenza, ma sbrigativi, gli coprono il volto col lenzuolo.
La ragazza è ancora bellissima ma sembra invecchiata di 1000 anni dopo il ciclo di chemioterapia. Seduta al tavolo del soggiorno, i gomiti magrissimi, si tiene la testa tra le mani mentre legge la sua cartella clinica.
Chissà se ne la farà. Forse si. Forse anche GDF Suez ce la farà a capire; a spegnere il carbone di Vado Ligure, e a salvare vite.