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Attualità | 28 febbraio 2012, 11:10

Nasce in Liguria l’Associazione Italiana Agenti ed Ufficiali di Polizia Provinciale (28 gli agenti nell'imperiese)

Sono un centinaio in Liguria (28 in provincia di Imperia) e circa 2000 in tutta Italia; e pagati assai peggio dei colleghi che a vario titolo lavorano per lo Stato o le regioni a statuto speciale.

Nasce in Liguria l’Associazione Italiana Agenti ed Ufficiali di Polizia Provinciale (28 gli agenti nell'imperiese)

Sono pochi ma svolgono un mestiere dalle molte specializzazioni. Contrastano il bracconaggio, le discariche abusive, il traffico di rifiuti, vigilando anche per il rispetto, soprattutto in ambito extra-urbano, del codice della strada su centinaia di km. di strade provinciali, e di una sterminata normativa nazionale e regionale in materia di tutela dell’ambiente e dei beni naturali. I dipendenti delle Polizie Provinciali esistono già dai primi anni ’70, in origine come figura professionale prevalentemente incaricata dei controlli in materia di caccia, pesca e gestione faunistica. Un mestiere poi profondamente modificato ed evolutosi con il crescere delle disposizioni in materia di tutela del suolo, delle acque pubbliche, del paesaggio e della biodiversità. E’ facile passare nella stessa giornata dal recupero di un animale selvatico ferito al controllo di una derivazione d’acqua abusiva o ai rilievi su un automezzo rubato lanciato in una scarpata.

Sono un centinaio in Liguria (28 in provincia di Imperia) e circa 2000 in tutta Italia; e pagati assai peggio dei colleghi che a vario titolo lavorano per lo Stato o le regioni a statuto speciale.  Ma nello svolgere un ruolo di primario interesse per la collettività ed il territorio, gli operatori delle polizie provinciali italiane non vogliono divenire la Cenerentola delle polizie locali, schiacciati dal prevalente interesse degli amministratori pubblici per i ben più numerosi colleghi dei comuni e dalle incertezze sul futuro delle Province come ente intermedio, alla luce della recente legge 214/11 (‘Decreto SalvaItalia’) promossa dal Governo Monti, sui cui sviluppi il Parlamento sarà chiamato nuovamente ad esprimersi entro l’anno. Mancava una associazione di categoria, nata proprio ieri in un'assemblea a Genova dopo un tam-tam di alcune settimane su internet (attorno al sito: www.polizieprovinciali.org), anche a seguito delle preoccupazioni derivanti dalle ancora confuse riforme in itinere in materia di enti locali intermedi, a cui hanno risposto i primi 200 colleghi da tutta Italia.

“Il patrimonio di esperienza nei settori della vigilanza in campo faunistico, ambientale, di controllo della viabilità extra-urbana non può essere polverizzato a livello comunale, che spesso non è il livello territoriale adeguato per gestire compiti tipicamente di area vasta, e indagini non confinabili nell’ambito di territori di dimensioni ridotte - affermano i portavoce del neonato ramo ligure dell’ Associazione Italiana Agenti ed Ufficiali di Polizia Provinciale -. L’associazione ora guarda alla Regione e al Parlamento per interloquire sull’assetto futuro delle funzioni di controllo associate a tutte le correlate leggi che disciplinano questi settori. Siamo convinti che - in caso di malaugurata attuazione dell’art. 23 della legge 214/11- il livello regionale consentirebbe una gestione più consona dell’attività di istituto, fatti salvi i necessari adeguamenti legislativi (con riferimento anche alla legge 65/86 sulla polizia locale, alla legge 157/92 sulla vigilanza in campo faunistico-venatorio , al Codice di Procedura Penale, al nuovo Codice della Strada, e alle disposizioni regionali che citano l’attività di vigilanza provinciale)".

E così, nel tempo libero dal lavoro (tra un abuso edilizio, un camion che trasporta rifiuti pericolosi, uno sparo notturno a una specie protetta, o l’uso dell’etilometro nel paesino senza vigili), gli agenti di polizia provinciale dovranno ora preoccuparsi di tutelare anche il proprio mestiere.

Carlo Alessi

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