Un nostro lettore, Aldo Bottini, ci ha scritto per dire la sua sulla chiusura della chiesa di Santo Stefano a Sanremo:
"Mi capita spesso di udire tra i cittadini di Sanremo espressioni di accorato disappunto per la chiusura della Chiesa di Santo Stefano, avvenuta ormai da circa un anno, senza che sia stato posto in essere alcun tentativo efficace per restituirla non solo al culto dei fedeli, ma anche agli appassionati d’arte cui viene preclusa la possibilità di ammirare ed apprezzare le numerose opere in essa contenute. In effetti è quanto meno strano che in una città cosmopolita come la nostra che si pregia di ospitare da tempo le comunità religiose più disparate, e di annoverare nel patrimonio immobiliare dislocato sul suo territorio edifici di culto come la 'Sala del Regno dei Testimoni di Geova' piuttosto che la chiesa Russo-Ortodossa, come la chiesa Rumena piuttosto che la Chiesa Evangelica Luterana (solo per citarne alcuni) e che si prodiga per offrire una Moschea agli immigrati di fede Mussulmana, non sia possibile trovare una soluzione per tenere aperto, almeno la domenica (e sarebbe un obiettivo comunque riduttivo e minimale), un tempio tanto ricco di storia e tanto amato dai cittadini. Non ho né il tempo né le capacità per addentrarmi nel lungo ed intricato percorso che ha accompagnato la storia di questa chiesa dalla sua prima edificazione ed assegnazione ai Frati Benedettini nel XIII secolo, attraverso la sua totale ricostruzione avvenuta nei primi anni del 1600 ed il primo ingresso a Sanremo, a seguito del lascito del prete sanremasco Alessandro De Bernardi, dell’Ordine dei Gesuiti che istituirono nella nostra città un “Collegio” per l’insegnamento delle lettere latine. I Padri della Compagnia di Gesù mantennero con alterne vicende il possesso della Chiesa che, non dimentichiamolo, fu anche sede del Parlamento cittadino, fino ai giorni nostri esprimendo le figure illustri di molti padri, come quella di Gio Battista Romolo Moreno, poeta, scrittore, traduttore di autori classici che a Sanremo dedicò il poema in versi latini 'Remopoli', e di altri religiosi che, vissuti più recentemente, si affacciano spesso alla memoria dei sanremaschi per la loro umile quanto meritoria opera cristiana. Chi, come me, è abbastanza avanti negli anni, ricorderà certamente l’esile e al tempo stesso energica e determinata figura di Padre Fontana vera colonna dell’educazione di moltissimi giovani. È, a mio avviso, oltremodo autolesionista privare cittadini e 'furèsti' di un patrimonio regalatoci dalla storia, mentre andiamo alla continua ricerca di attrattive ed eventi discutibili, che magari nulla hanno a che fare con la cultura e le tradizioni locali, ma che sottraggono alla comunità ingenti risorse senza produrre risultati utili alla comunità".