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Al Direttore | 07 febbraio 2012, 08:01

Sanremo: il figlio di un'ex ospite del 'Borea' "I dipendenti che hanno lavorato bene devono essere tutelati!"

Roberto Musna ci ha scritto che la mamma purtroppo è mancata sabato scorso ma, condannando chi ha commesso le malefatte nella casa di riposo, vuole difendere chi, invece, si è sempre comportato correttamente e con professionalità".

Roberto Musna

Roberto Musna

Roberto Musna, nostro lettore e figlio di una donna ospite fino a qualche giorno fa della casa di riposo 'Borea' di Sanremo, ci ha scritto anche a nome di altri parenti di anziani che loro malgrado sono balzati in questi giorni agli onori della cronaca:

"Come potrà facilmente immaginare mi sto riferendo agli sfortunati ospiti della casa di riposo Borea; ma questa mia, in questo frangente, non riguarda in maniera esclusivamente loro, ma anche una vicenda altrettanto triste che credo meriti qualche riflessione. Vorrei con questa mia, se possibile, fornire un occasione per cui la pubblica opinione possa valutare i fatti e trarre le proprie conclusioni guardando anche dal punto di vista di quelli oggi sono considerati gli aguzzini. I fatti sono noti, un gruppo di delinquenti (non credo si possano definire altrimenti) ha per mesi sottoposto ad angherie di ogni tipo le persone più indifese tra quelle che erano state affidate alle loro cure, e la loro era una lucida e non occasionale vigliaccheria perché si guardavano bene dal tenere certi comportamenti nei confronti di anziani coscienti e perciò in grado di riferire le sevizie subite. La conseguenza di ciò è stata la chiusura dell’istituto, il trasferimento di tutti gli ospiti in altre strutture e la perdita immediata del posto di lavoro da parte degli operatori".

"Oggi i riflettori si sono spenti - prosegue Musna - i cattivi sono in galera, nuovi scandali (leggi Casinò!) hanno occupato le prime pagine della cronaca e anche l’interesse della gente, ma ci sono altre vittime di cui non si parla, degli anziani non necessariamente vittime di maltrattamenti che sono stati trasferiti dall’oggi al domani, strappati da quella che a torto o a ragione consideravano casa loro, chi si occupa? In conferenza stampa e sui giornali è stato detto e scritto che erano state adottate tutte le tutele del caso che era intervenuto anche uno psicologo dell’Asl. Non mi risulta di nessun supporto psicologico, io so solo che mia mamma se ne è andata sabato sera, e nonostante la diagnosi sia stata di un ischemia. Credo che il trauma del trasferimento abbia influito in maniera considerevole, continuo a credere che si sarebbe potuta adottare qualche altra soluzione che tutelasse i diritti degli ospiti e anche quelli di chi ingiustamente si è ritrovato senza lavoro, mi rimane la consolazione di aver visto mia madre che sorrideva felice alla visita pochi giorni prima di morire di quelli che per anni l’hanno accudita con amore e che oggi vengono considerati alla stregua di appestati. Se è sacrosanto perdere il posto per chi è stato arrestato, se forse è inevitabile per chi si trova ancora sotto indagine, è assolutamente ingiusto per chi nulla ha avuto a che vedere con certi comportamenti, ed ha anzi svolto sempre il proprio compito con dedizione ed affetto".

"Mi sto riferendo - termina il nostro lettore - a tutti quelli che hanno ricevuto da parte del tribunale un documento che attesta la loro estraneità ai fatti e certifica l’inesistenza di indagini a loro carico. Ho parlato con alcuni di loro: sono disperati, e non solo perché hanno perso il lavoro ma anche perché hanno il timore di non riuscire a trovarne un altro visto il clima che si è venuto a creare. Credo oggi non sia facile trovare lavoro per nessuno e penso che non sia giusto che persone incolpevoli debbano iniziare nuovamente il loro percorso lavorativo con l’handicap di un marchio infamante e soprattutto immeritato. Comunque possano andare le cose voglio ringraziarli per quello che hanno fatto per i nostri cari e per l’affetto che hanno loro dimostrato".

Carlo Alessi

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