Attualità - 07 febbraio 2012, 17:32

Canale, la "porta" del Roero misterioso e le sue Rocche

La stagione del Tartufo bianco d'Alba, ha chiuso la stagione con una domenica dedicata ai trifolau ed ai cani, grandi protagonisti di una attività tipica del territorio. E le Rocche, nascondono segreti e leggende. I rapporti antichi con Asti nel X Secolo

La stagione del Tartufo bianco d'Alba si chiude sempre dopo la metà di gennaio.

La "chiusura del cerchio" della stagione 2011, che è stata ottima, da sempre, ha due punti fissi che vengono rispettati. L'omaggio ai veri protagonisti del particolare mondo del tartufo scegliendo un territorio altrettanto misterioso con un fascino che si perde nella notte dei tempi: il Roero e le sue Rocche.

In una domenica soleggiata a Canale, ultimo lembo pianeggiante o dove decliviano le colline che portano nel "cuore" Roero, si sono dati appuntamento i trifolau con i loro cani da tartufo, con la regia dell'Enoteca del Roero e del suo presidente, Luciano Bertello.

Una giornata dedicata a questi personaggi che ben si attagliano con le Rocche ed i suoi antri, pur sapendo che il "mestiere" favoleggiato nella letteratura langarola, sottolinea come una provenienza di questi professionisti che balza ben oltre gli spuntoni di sabbia e tufo del Roero. Perchè Alba e le Langhe hanno la primogenitura sul tartufo ed i suoi personaggi che ruotano attorno ad esso.

La benedizione di Sant'Antonio Abate, eletto protettore dei trifolau, la consegna della gualdrappa al cane da tartufi "patriarca" della manifestazione ed il pranzo per i cani, preparato e servito da chef "stellati" di Langa e Roero(menù: panada al tartufo).

I riconoscimenti sono toccati a: Giovanni Tomatis, con il cane più vecchio (14 anni), un Breton/Pointer, di nome "Mirka"; Lanfranco Bolla, di Sinio, il trifolau più anziano (83 anni), con il cane meticcio "Pluto" di 6 anni; Adriano Martino, di Mombasiglio, con il cane "Diana", 6 anni.

Come scoprire e cercare di capire un territorio che affascina fra mistero e fiaba, difficile da scoprire: il Roero delle favole, del mito, della magia.

Anche la storia racconta come questa terra e le sue Rocche, abbia avuto rapporti stretti con Asti sin dal X Secolo quando l'Imperatore, donò al Vescovo di Asti, le cinque parrocchie più importanti della zona, rafforzando caratteristiche storico-geografiche e culturali comuni. Un'unione conl'espansione economica e politica di Asti, nel XII e XIII Secolo, fece del Roero,una delle principali zone strategiche e di interesse. Poi nel 1200, gli abitanti si unirono ad Alba ed il vento cambiò.

L'aspetto labirintico e selvaggio delle rocche, ha sempre giustificato suggestioni e leggende. Il fenomeno dell'erosione, sorvolando la zona, appare un vero e proprio libro aperto dell'evoluzione geologica. Persino la scrittrice Gina Lagorio,ne fu stregata e nel libro "Tra le mura stellate", racconta la "leggenda delle rocche".

Il risultato di questo fenomeno millenario è unico e ancora oggi osservabile nei Comuni delle Rocche. Nelle dolci colline tipiche del Roero, si aprono improvvisamente profonde voragini che possono raggiungere anche dislivelli di centinaia di metri. Le pareti sabbiose della collina formano guglie dalle forme affascinanti e bellissime, anfiteatri naturali maestosi ed imponenti in cui ci si può avventurare seguendo i sentieri dei contadini.

Ma chi raggiunge questo Roero ancora immacolato, ma vivo, attento e "patria" di tanti geni imprenditori del mondo vitivinicolo (da questi luoghi, sono partite le prime "strade del Vino", come quella dedicata all'Arneis), scopre una grande tradizione enogastronomica. Dai grandi vini, ai tartufi, celebri ricette e sapori inconfondibili, "ricchezze inestimabili", che prendono spunto dalla cucina "povera" contadina (oggi sono piatti prelibati e importanti), per raccontare una terra dura per vivere e lavorare.

Eppure oggi, con i giovani che si sono fermati evitando l'emorragia di residenti, c'è nuovo slancio. Molte cantine sono additate ad esempio di prodotti genuini e ormai venduti in tutto il mondo, segno che le vigna, con grandi sacrifici, può ancora generare reddito. Il Roero i suoi rossi e il "bianco-principe" sono presenti sulle tavole dei ristoranti da New York a Tokyo, per non parlare di Pechino o Shangai, come le strutture agrituristiche che ospitano forestieri arrivati con il passaparola da ogni dove.

La conferma di un'ospitalità inattesa ma forte, generosa, di gente che nonostante una vita quotidiana dura fa dell'accoglienza e della disponibilità un biglietto da visita che rispecchia uno spirito al servizio del prossimo.

Alberto Fumi