- 20 agosto 2011, 11:00

Carbone: il day after sulla curva della tragedia sfiorata (le foto)

A 48 ore dall'impatto del camion carico di carbone, sulla curva del Km 146 + 800 della provinciale del Cadibona, c'è un silenzio irreale. Solo ora, a mastodonte rimosso, si possono osservare meglio i danni e capire meglio i rischi cui sono stati esposti i residenti

Prima di finire contro la ford KA della signora che abita quella casa con il marito, il camion della ditta "Pensiero" - una di quelle che si occupano della spola del carnone tra porto di Savona e Italiana coke di Bragno - ha divelto due contatori del gas regolarmente installati lungo il fianco della casa.

Prima di rovesciare sulla strada, sul marciapiede e in casa della coppia savonese qualche tonnellata di carbone, impattando con lo spigolo in muratura, il gigante impazzito da distrutto anche il contatore dell'Enel.

Non occorrono grandi esperti per stabilire che due possibili e consistenti perdite di gas, tonnellate di carbone e qualche scintilla di troppo avrebbero potuto creare uno scenario ben peggiore rispetto a quello che si presenta oggi agli occhi dei passanti.

Come spesso accade, è stato il silenzioso e provvidenziale intervento dei Vigili del Fuoco a sventare qualunque rischio più che concreto di esplosione.


I due inquilini oggi, paiono quasi di buon umore per il pericolo scampato, anche se la casa versa in condizioni impossibili. "Abbiam fatto mattinata l'altro giorno - esclama la signora sorridendo - la casa e la macchina in un colpo solo. E adesso inizierà l'attesa infinita, che siamo pure in agosto, il viavai dei periti... chissà quando riusciremo a mettere tutto a posto."

Già. Chissà quando. A riflettori spenti quella casa torna ad essere un semplice numero civico come il 92 di via Nazionale Piemonte. Qualche metro di rete arancione a confondere la vista, un nero impressionante lungo tutto il tratto di marciapiede, sul fianco della casa, sulle persiane e delle grate divelte. Le bollette di Sky e la lettera di Cariparma sono ancora li, come immobilizzate dallo spavento.

"Il problema si aggrava di anno in anno - ci spiega il marito della signora - Oltre ai 7000 motociclisti con le loro marmitte urlanti il traffico pesante su questa strada si è fatto insostenibile. Di qui passano le centinaia di camion che fanno la spola carichi di carbone, dal Porto di Savona all'Italiana Coke di Bragno! Le funivie sono ferme da tempo. Hanno costruito impianti speciali ma il carbone continua a passarci sotto il naso sui bilici, tutti i giorni."

Ma non basta. Sulla stessa direttrice si trova anche la contestata discarica della "Paleta" di Carcare, di proprietà dei fratelli Bagnasco - un altro degli apparentemente insondabili monopòli della provincia. Tutti i camion rossi carichi di terre di scavo e calcinacci più o meno tritati provenienti dai cantieri della costa savonese (che non sono pochi) passano di lì.

Nel frattempo la strada è stata "ripulita" alla meglio, anche grazie ad un provvidenziale tombino che ha scaricato direttamente nel torrente polveri e liquidi. é proprio intorno a questo tombino che si è formata una chiazza scivolosa per la quale ci sentiamo - pur non essendo periti del ramo e neppure del CCISS - di consigliare la massima prudenza ad automobilisti e specialmente ai motociclisti in transito in direzione Altare.

Sarà un costo d'impresa impossibile utilizzare per questi trasposti l'autostrada A6 almeno tra Savona e Altare. Italiana Coke e trasportatori abituali, rischieranno il passivo? Un gesto di civiltà dovuto e retorico, che evidentemente però andrebbe imposto ex lege, mentre i mirabolanti e costosissimi macchinari delle Funivie che dovrebbero issare il carbone fino a Bragno (che pare che proprio non se ne possa fare a meno di farsi del male) restano - lo ripetiamo - progettati, costruiti, pagati ed immobili come lo scoglio della madonnetta,

 

 

Restiamo in attesa che le utilissime e composite Autorità spieghino esattamente e in modo documentato le ragioni del fermo delle Funivie, e quantifichino danni e responsabilità. Aspettiamo...

SN