Ci hanno chiesto cosa ne pensavamo della soppressione delle province e delle conseguenze per il personale. Abbiamo atteso di leggere la manovra anticrisi per avere un’idea più chiara. Da sempre la Cisl-Fp chiede il taglio dei costi della politica, imposta la sua azione verso la lotta alle consulenze e agli sprechi della politica, chiede il risanamento dei bilanci e rilancio della qualità dei servizi, in ogni ambito della PA, ma oggi non possiamo non essere preoccupati per le conseguenze che potrebbero scaturire per le lavoratrici e per i lavoratori coinvolti dalla soppressione delle province e dei comuni sotto i 1000 abitanti; la nostra preoccupazione nasce da una mancanza ,di lungimiranza e di progettualità del provvedimento, di attenzione allo sviluppo, di investimenti sulle risorse umane e sui livelli occupazionali dei territori. E che dire delle soppressioni degli uffici territoriali di Governo, come prevede l’articolo 15, e anche lì, quale il destino del personale degli uffici della Prefettura? Il comma 29 dell’art. 1 prevede ,addirittura, che per il personale del Ministero dell'interno il trasferimento puo' essere disposto anche al di fuori del territorio regionale di riferimento… e la Cisl questo non lo permetterà!”
Lo scrivono il segretario generale aggiunto, Leo Bosco, ed il segretario generale, Vittorio Maccario, che proseguono: “Su tutto basti ricordare di recente le difficoltà per riallocare il personale delle soppresse Comunità Montane.Un conto è la revisione degli assetti istituzionali, un’altra mettere in discussione il livello occupazionale dei lavoratori e il futuro delle loro famiglie. Condividiamo la preoccupazione che il taglio dei trasferimenti alle Regioni e agli Enti Locali, insieme ai tagli disposti dalle ultime tre finanziarie anche a Ministeri e amministrazioni centrali, possa determinare ricadute sulla qualità e la quantità dei servizi sociali erogati ai cittadini, vanificando quanto di positivo potrebbe derivare dall’assenza di interventi significativi a carico della sanità e delle fasce di reddito più deboli. Ma anche in quest’ambito la Politica deve fare il suo ruolo: nell’esercizio di un più attento e rigoroso controllo sull’efficienza della spesa, contribuendo per la parte che gli compete all’indispensabile azione di contenimento e ridimensionamento dei costi stessi della politica. Senza per questo dover penalizzare i propri lavoratori. Tutto questo si può ottenere non tanto con la soppressione degli enti, quanto con la riorganizzazione dei servizi: attraverso i consorzi di comuni, la creazione di sportelli unici, la riarticolazione territoriale degli enti. Per quanto sopra, ferma contrarietà esprimiamo sulle disposizioni che introducono la possibilità di spostamenti del personale in ambiti territoriali molto estesi, oltretutto intervenendo in modo pesante su materie come la mobilità, la cui disciplina deve restare comunque affidata alla contrattazione. E del resto del tutto inaccettabili sono alcune delle misure che riguardano il lavoro pubblico, dalle quali traspare ancora una volta un atteggiamento punitivo verso lavoratori che già subiscono da anni gli effetti di pesanti interventi di riduzione della spesa e le cui retribuzioni, in assenza di rinnovi contrattuali, sono destinate a rimanere ancora per tempo sui valori del 2009. E’ sbagliato e iniquo che si possa anche solo immaginare di rivalersi sulle tredicesime dei dipendenti pubblici, il cui pagamento verrebbe a ‘slittare’ qualora non si raggiungano gli obiettivi di efficienza delle amministrazioni. Una sorta di ‘vendetta trasversale’ che colpirebbe i lavoratori lasciando impuniti gli amministratori e i dirigenti incapaci, veri responsabili di inefficienze e sprechi.
Diciamo no anche allo slittamento dei termini (da sei a ventiquattro mesi) previsti per la liquidazione del trattamento di fine rapporto a chi va in pensione per anzianità. Si tratta infatti di somme alle quali il dipendente ha diritto per la contribuzione cui è stato sottoposto in tutto l’arco della vita lavorativa e che, specie a retribuzioni non rivalutate, sono una risorsa su cui il lavoratore e la sua famiglia devono poter far conto in modo affidabile. Il decreto legge varato dal Governo non risponde in modo sufficiente agli indispensabili requisiti di equità che una manovra impostata nel segno del rigore e dei sacrifici è tenuta doverosamente ad assicurare. Per questo la Cisl-FP di Imperia, sarà costantemente accanto ai lavoratori. Non saranno soli e saremo pronti a mettere in campo qualsiasi iniziativa necessaria a tutelare il loro posto di lavoro. La Cisl-Fp di Imperia è fermamente intenzionata a sostenere attivamente ogni inziativa messa in campo dalla confederazione nazionale per rivendicare le indispensabili modifiche ai provvedimenti governativi, che così fortemente penalizzano i lavoratori del PI. Non è una promessa è un impegno”.