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Attualità | 14 luglio 2011, 16:35

Regione: censimento agricoltura 2010, decremento del 46% per le aziende agricole liguri

Regione: censimento agricoltura 2010, decremento del 46% per le aziende agricole liguri

In dieci anni le aziende agricole in Liguria sono passate da 37.340 a 20.121 con un decremento del 46% dato peggiore fra le regioni Italiane, se si esclude il Lazio. Queste le  valutazioni che esprime CIA Liguria dalla lettura dei primi e provvisori dati – relativi alla nostra regione - resi noti da ISTAT . 

Grave la perdita di superficie agricola utilizzata che, dal 2000 al 2010, si riduce di circa 1/3 con oltre 20.000 Ha non più coltivati, il peggior dato in tutto il Paese. Il combinato di questi due dati, la riduzione delle aziende del 46% - e quello della superficie del 32%,  fa si che le aziende liguri – da sempre le più piccole – registrino una crescita del 25% nella dimensione  media aziendale, passando dal 1.7 Ha/azienda a 2.1 Ha/azienda, dato significativo per la nostra realtà, ma che ci colloca sempre molto distante dalla media nazionale (circa 8 Ha.)

Cresce la presenza femminile fra i titolari di impresa, che si attesta al 38.23% con un incremento di qualche punto percentuale, si abbassa l’ età media, oggi i titolari d’azienda con meno di 40 anni sono il 12% contro il 10% del 2000 e complessivamente, gli addetti con meno di 55 anni sono oggi il 41% contro il 35% di dieci anni fa.

Particolarmente significativo il dato della scolarizzazione: i titolari di azienda liguri in possesso di un titolo di studio post obbligo nel 2000 erano il 21% sono oltre il 36% oggi.

“Si tratta di dati di grande interesse - dichiara Ivano Moscamora presidente Regionale CIA - utili a comprendere meglio la condizione del settore ed importanti per orientare le scelte e le politiche necessarie per il futuro. Credo – prosegue Moscamora – si possa dire, nonostante la forte contrazione, che il settore agricolo rappresenta  una fetta importante e significativa dell’ economia regionale, tanto in termini occupazionali quanto di presidio territoriale.

In particolare, la contrazione della superficie agricola – sottolinea il presidente - merita una attenta riflessione:  solo una parte del territorio dimesso è stato recuperato all’ attività agricola  ( circa 8.000 Ha) l’altra  è suddivisa fra abbandono ed altri usi.

Il dato è particolarmente interessante perché segnala, una volta di più, la contraddizione fra domanda di superficie agricola  e crescita dell’abbandono.

L’alto valore per unita di superficie  del terreno, spesso determinato da attese edificatorie, è un elemento di freno alla mobilità fondiaria,  ed un onere spesso eccessivo, per essere compatibile con la destinazione agricola, non in grado di esprimere redditività adeguate a remunerare l’investimento.

Si condiziona così la reale possibilità di avere disponibilità reale del bene primario ed indispensabile per la realizzazione di una impresa agricola: la terra.

Questo limite va affrontato e per quanto possibile rimosso attraverso un intervento legislativo che preservi le aree agricole vocate da cambi di destinazione d’uso e favorisca la messa a disposizione dei terrini abbandonati, creando una sorta di “banca della terra” che facili l’offerta in particolare verso qei giovani che attratti dalla possibilità di operare nel settore sono impossibilitati ad ottenere terre in affitto.

Pur in un quadro che testimonia le difficoltà del settore ci sono elementi che vanno considerati con positiva attenzione: l’abbassamento dell’età media e l’incremento percentuale dei conduttori sotto i 40 anni, la maggiore scolarizzazione e la crescita dimensionale delle aziende , sono dati che vanno valorizzati e sostenuti da qui bisogna partire per comprendere meglio quale agricoltura potrà essere praticata con successo nei prossimi anni e di conseguenza mirare le politiche e le scelte.

Ci auguriamo che la politica sappia ascoltare ed interpretare con attenzione queste indicazioni, tramutandole in scelte e azioni concrete”.

Renato Agalliu

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