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| 11 maggio 2011, 09:20

Milena Debenedetti (M5S): non accetto lezioni di antifascismo da certa gente

L'antifascismo? Io lo rivendico con forza, e ne ho il pieno diritto. Per mio padre, uno dei capi del movimento studentesco, decorato con la croce di guerra, che giovanissimo rischiò la vita, e dopo si vide sopravanzato da tanti altri meno meritevoli, solo propensi, al contrario di lui, a sotterfugi e compromessi, non ricevette niente in cambio, e dovette andarsene per mare, per guadagnarsi da vivere...

Milena Debenedetti (M5S): non accetto lezioni di antifascismo da certa gente

Scrive Milena Debenedetti, candidato sindaco del Movimento 5 Stelle: Nel momento in cui mi sono messa, del tutto digiuna, in questa avventura politica, sapevo bene cosa potevo aspettarmi. Ancor più in un MoVimento che, a partire dal suo simbolo e ispiratore Grillo, per il suo parlar chiaro e per il tentativo di scoperchiare tante ipocrisie consolidate, era destinato a farsi molti nemici. Ancor più con lo “scaldarsi” della campagna elettorale.

Ma a una cosa, ancora, non mi sono abituata né mi abituerò: gli attacchi e le insinuazioni personali. Il fatto che, quando di una persona si sa poco, ci si senta autorizzati a dedurre a casaccio.

Perciò, al di là delle risposte ufficiali e dei comunicati, sento il bisogno di qualche precisazione in merito.

Partiamo dal candidato Anselmo, che mi definisce senz’altro “pensionata”, anche nelle interviste ai giornali.

Non ci sarebbe niente di male in sé. Se non fosse che non è vero. Se non fosse che si tratta di sua conclusione arbitraria e basata su presupposti, quelli sì, offensivi: che io goda di qualche privilegio, che faccia presto a parlare di lavoro, tanto a soli 54 anni son sistemata e ho tutto il tempo di far politica per diletto…

Be’, mi spiace per lui ma io non godo di alcun reddito fisso, né da lavoro né tanto meno da pensione: mi si può definire precaria, sottoccupata, atipica, con collaborazioni saltuarie sempre meno frequenti.

Quando, undici anni fa, ho lasciato la fabbrica e il sindacato, sapevo benissimo che non avrei certo più trovato una occupazione qualificata. Ma avevo più a cuore la mia dignità e coerenza, a costo di qualche sacrificio professionale ed economico.

E a proposito di coerenza… mi spiace per qualcuno, ma Pertini è esattamente uno degli ispiratori del nostro MoVimento, e lo rivendichiamo, così come lo rivendico, sul piano personale, come una delle figure più care, proprio per l’esempio e i valori.

Perché dovremmo avere meno diritto noi, rispetto a una politica cittadina che non l’ha mai onorato e celebrato come merita, forse per non essersi mai liberata dell’ingombrante eredità del caso Teardo?

Che non ha saputo valorizzare appieno né la sua eredità politica, né quella materiale donata dalla vedova?

Quanto all’antifascismo. Non credo si manifesti solo sventolando una bandiera in un presidio.

Io lo rivendico con forza, e ne ho il pieno diritto. Per mio padre, uno dei capi del movimento studentesco, decorato con la croce di guerra, che giovanissimo rischiò la vita, e dopo si vide sopravanzato da tanti altri meno meritevoli, solo propensi, al contrario di lui, a sotterfugi e compromessi, non ricevette niente in cambio, e dovette andarsene per mare, per guadagnarsi da vivere.


Per me stessa, per i presidi e i cortei e le occupazioni scolastiche, per aver fatto, nel lontano ’74, le ronde davanti alla mia scuola, per difenderla dalle bombe fasciste. Un periodo terribile eppure al tempo stesso uno dei più alti della dignità cittadina.


Certo non accetto lezioni da chi non si rende conto che antifascismo significa anche essere democratici e rispettosi.

Da chi si permette di consigliare abbigliamenti più femminili alle signore, mancando loro di rispetto esattamente come qualcuno tanto esecrato dall’altra parte.

Da chi risponde, con una lettera intimidatoria che si commenta da sola, al giusto e democratico appello di chi chiede, a nome dei cittadini ed elettori, una posizione chiara di un partito su una questione cruciale.


In definitiva, e mi rivolgo alla sinistra in generale, chi crede veramente in certi ideali, valori, obiettivi, come i referendum, dovrebbe essere contento che siano il più possibile condivisi e diffusi, per dar loro forza.


Non pretenderne l’esclusiva, come un marchio di fabbrica di una elite sempre più  ristretta, sempre più in difficoltà nel parlare alle persone. E forse non a caso.
Forse non a caso mi tocca difendermi da sinistra, mentre una destra inguardabile che ha sempre più spazio nel Paese, furbescamente, tace e assiste.

Una sana riflessione non guasterebbe."


Lettera di Milena Debenedetti

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