Vi ricordate Julio Iglesias?
“La valigia sul letto è quella di un lungo viaggio…”
Bene: di lunghi viaggi qualcuno ne farà sicuramente, dopo le elezioni comunali (e non solo).
Qualcuno andrà, qualcuno arriverà. L’instabilità, però, non è una buona ragione per evitare qualsiasi presa di posizione, trincerarsi dietro i “no comment” o fingere di non aver sentito una domanda.
Stiamo parlando di Pd, PdL e IdV, che ancora non hanno dato una risposta al quesito posto in modo molto chiaro e netto da Savonanews e libreria Ubik: “Appoggiate politicamente l’esposto penale contro la Tirreno Power presentato già da mesi da un gruppo di cittadini?” .
SI-NO.
Non è mica difficile.
D’accordo, prima di rispondere tocca leggersi l’esposto (e magari scoprire qualche dato scientifico che fa saltare sulla sedia, mentre non leggendoli mai si può far finta di non sapere e continuare a stendere tappeti rossi davanti all’azienda e ai suoi ricatti): però, se quattro-candidati-quattro e dieci-formazioni-dieci hanno trovato il tempo di leggere e di rispondere, vuol dire che si poteva fare.
Se “they can”, perché “you cannot”?
Dove sta il problema?
Forse nel fatto che i 4-candidati-4 e le 10-formazioni-10 hanno detto che SI, appoggiano l’esposto, mentre voi vorreste dire di NO?
Ma siamo in democrazia, e non solo: siamo anche in un Paese che permette la libertà di espressione (quasi sempre. Ma se qualcuno viene messo a tacere, non sono certo le due Formazioni Maxime. I Giganti. I Gemelli Diversi della nostra politica).
Quindi, cosa temete?
Dateci un’opinione, esprimetevi, chiarite il vostro pensiero. Ditelo con parole vostre.
E se temete che queste parole possano essere sgradite al vostro elettorato, abbiate il coraggio di motivarle e di farvi capire.
Voltare la testolina dall’altra parte, mettere musetto di fronte a una domanda imbarazzante, non è carino e neppure molto maturo.
Di peggio, forse, c’è solo il rispondere senza rispondere: ovvero, accettare che un giornalista faccia le domande ma schivare le risposte a forza di “no comment”, fino a concludere rispondendo all’ultima domanda (“Lascerà l’incarico a giugno?”) con un “Le auguro buona giornata, click”.
Questo tipo di conversazione l’abbiamo appena letta sul Secolo XIX, protagonisti un giornalista e il direttore generale dell’ASL2 savonese Flavio Neirotti.
“A questo non rispondo”, “Questo non lo dico”, “Questo non me lo chieda”, e infine il click.
Queste sono la politica e la sanità con cui abbiamo a che fare ogni giorno.
Signori eletti da noi, e/o pagati da noi, che si permettono di trattare non solo i giornalisti, ma tutti i cittadini con spocchia, guardando tutti dall’alto in basso, facendosi chiamare e richiamare mille volte, facendo chiedere da gentili segretarie di “lasciare il numero, la richiamiamo noi” e poi scomparendo per sempre.
Sorge spontanea la domanda: “ma chi credono di essere?”
Ma forse la domanda giusta è: “chi gli permettiamo di essere?”
Perché, in perfetto stile nazionale, tutto questo noi lo accettiamo quasi sempre. Mugugnando un po’, magari: ma mugugnando al bar, o alle assemblee del comitato X o della redazione Y.
Abbiamo letto con vero piacere il commento del nuovo direttore del Secolo XIX, Claudio Caviglia, alle non-risposte di Neirotti.
Un piccolo segnale di come basti poco, in fondo, per trasformare una sudditanza nella (sacrosanta) pretesa di un confronto aperto e trasparente.
Perché è proprio la trasparenza, il problema principale.
Perché è facile fare proclami e attaccare manifesti su temi che già si sa che saranno bene accetti da tutti: un po’ più difficile è dire le cose scomode, confessare i problemi, a volte, magari, avere anche l’umiltà di dire che una decisione presa non è risultata proprio quella giusta.
E’ duro, è difficile: ma bisogna farlo, anche se si è in campagna elettorale.
Proprio PERCHE’ si è in campagna elettorale e quindi la gente ha il sacrosanto diritto di sapere come la pensate, cosa volete, come intendete spendere i soldi pubblici.
Tornando al buon, vecchio Inglesias:
Defilarsi non vale/defilarsi non vale
Defilarsi non vale/defilarsi non vale
perché sembra un po’ caro/ il prezzo che tutti/ dovremo pagare.