- 10 aprile 2011, 10:01

Ci mancava la centrale di Massimino: Marco Caviglione (Medico IdV) chiarisce i problemi ambientali della Valbormida

"fornito un primo parere positivo per la realizzazione di una centrale a biomasse vegetali di circa 3 MW nel comune di Massimino, in accordo con la giunta di quest’ultimo e in contrasto con quelle degli altri comuni adiacenti, guarda caso pure in questo caso piemontesi; che si possa ripetere in futuro da quelle parti un’altra vicenda di contenzioso ambientale come per l’Acna?"

La situazione ambientale attuale in Val Bormida, protraentesi ormai da anni, è determinata principalmente da 3 fonti di inquinamento:

1) Italiana Coke, sempre più inquinante, come dimostrato dal recente documento di Legambiente sulle concentrazioni di PM10 lo scorso anno a Cairo, che han portato la città valbormidese, di circa 14000 abitanti, al poco invidiabile primato di essere al 17° posto della classifica delle città italiane più inquinate dalle polveri sottili, a pari merito con Modena, città di pianura di ben 180.000 persone, e quindi con traffico veicolare e impianti di riscaldamento presenti in misura assai maggiore. Azienda e Provincia hanno promesso una prossima radicale ristrutturazione degli impianti, i quali dovrebbero così risultare meno inquinanti di adesso, con controllo delle emissioni da parte di 2 nuove centraline posizionate a terra, che rileveranno anche le PM2,5, oltre che le PM10: staremo a vedere.

2) Tirreno Power, le cui emissioni hanno notoriamente un raggio stimato di almeno 50 Km., con la prospettiva di un ampliamento di questa distanza causato dal corrispondente ampliamento a carbone della centrale con gruppi a cosiddetto”carbone pulito”, dotati cioè di filtri che lasceranno passare meno polveri sottili grossolane(da 10 micron in su) ma più PM 2,5 e 1, cioè polveri ultrasottili, le quali potranno veleggiare appunto assai più lontano delle altre.

3) Aree dell’ex Acna di Cengio, la cui bonifica non è affatto terminata, e forse non è stata nemmeno finora ben condotta, almeno secondo la commissione ambiente europea, che imputa allo stato italiano di non aver eseguito la V.I.A. prima dell’inizio della bonifica, ventilando per questo motivo una procedura di infrazione con annesso pagamento di una ben salata multa. Mentre la regione Piemonte chiede compatta (maggioranza e opposizione unite) al governo di voler vederci chiaro in questa delicata vicenda, e di avviare una procedura di risarcimento alle locali popolazioni piemontesi per procurato danno ambientale, dimostrando così di tenere alla salute dei suoi cittadini, regione Liguria e provincia di Savona paiono invece solo sorprese per gli sviluppi della vicenda, ritenendo la V.I.A. non prevista per questi tipi di operazione (ovvero la bonifica di vaste aree inquinate per un secolo da sostanze altamente nocive per la salute e l’ambiente!)

Come si vede, la Val Bormida risulta essere alle prese con più di un grave problema di inquinamento di aria, suolo e acque, una sorta di torta farcita di vari tipi di sostanze tossiche e cancerogene.

Ma la Provincia ha pensato bene che mancava a questa torta una bella ciliegina, ed ecco così che ha fornito un primo parere positivo per la realizzazione di una centrale a biomasse vegetali di circa 3 MW nel comune di Massimino, in accordo con la giunta di quest’ultimo e in contrasto con quelle degli altri comuni adiacenti, guarda caso pure in questo caso piemontesi; che si possa ripetere in futuro da quelle parti un’altra vicenda di contenzioso ambientale come per l’Acna?

Probabile, dato che la combustione del legno, soprattutto se di bassa qualità, procura l’emissione di forti quantità di polveri sottili, seppur meno del carbone; ma le popolazioni piemontesi locali temono anche, con qualche fondamento, che nella futura centrale vengano portati a bruciare pure i rifiuti, il cosiddetto C.D.R., i quali, oltre a incrementare le polveri sottili, causerebbero la formazione della temibile e cancerogena diossina. Inoltre la sostenibilità economica di tale centrale a biomasse sarebbe alquanto dubbia, dato che la quantità di legname necessaria sarebbe davvero ingente, con conseguente forte depauperamento delle risorse locali con tutto ciò che ne deriva: dissesto idrogeologico del territorio, ricorso in seguito a legno proveniente da zone sempre più distanti, con maggiori spese da sostenere nonché inquinamento ulteriore dovuto al traffico dei grossi mezzi adibiti al trasporto. Ma se davvero servivano per la zona 3 MW di energia da produrre, perché non ricorrere a 2, al più 3, pale eoliche? Già, forse si dirà che le centrali a biomasse godono (incredibilmente) di forti sovvenzioni europee, i cosiddetti CIP 6, o certificati verdi, come del resto anche i termovalorizzatori, pardon, inceneritori di rifiuti.

Ma perché mai in questa provincia si deve ricorrere a soluzioni energetiche così complesse e inquinanti, come carbone e legno (e magari anche rifiuti), anziché servirsi di sole e vento? E poi c’è davvero bisogno di produrre ulteriore energia, con Tirreno Power che già attualmente ne produce in quantità 5 volte eccedenti il fabbisogno dell’intera provincia, e con prospettive di ulteriore incremento?"

Com Marco Caviglione