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| 06 aprile 2011, 08:13

Vivere sotto la Ramognina: le testimonianze di chi ci abita

Preoccupati i residenti, sia per l'invasione di sacchetti di plastica (e non solo), sia per gli strani odori che appestano zona. E poi c'è la "diga" di alberi, che in caso di alluvione, fa sempre piacere...

Vivere sotto la Ramognina: le testimonianze di chi ci abita

Più di un chilometro, in linea d’aria: forse anche due.

Le case non sono propriamente “sotto” la discarica, ma gli abitanti della zona sono invasi da sacchetti di plastica e altre porcherie miste (“ruote di macchina e anche di camion, pezzi di ferro, perfino una boccetta usata per la dialisi!”, ci spiega uno dei residenti, che preferisce che non venga pubblicato il suo nome ) che si rinnovano sempre, nonostante l’invio periodico di operai  (“due persone, non so se mandate dal Comune o dalla stessa discarica”) che però puliscono solo a valle, intorno alle case: ovviamente, appena piove, la situazione si ripresenta tale e quale perché evidentemente c’è un varco nella discarica da cui continua a fuoriuscire materiale.
“E non c’è neppure bisogno che piova – aggiunge il residente – perché i sacchetti ce li porta anche il vento, che dalle nostre parti non manca mai. Inoltre non possiamo sapere cosa finisca nel fiume e  non possiamo giurare sulla presenza di eventuale percolato, ma una cosa è certa: verso le 17-18, in diversi giorni, si sente un odore stranissimo, come di acido.
Il fiume, poi, arriva fino al mare… anzi, non si sa bene dove arriverà alle prossime forti piogge, perché 3-400 metri a valle della discarica si è formata una vera e propria “diga” di alberi caduti che, se non vengono spostati, formeranno un vero e proprio “tappo”: quindi tutto ciò che si trova a monte potrebbe arrivare fino all’Aurelia. Siamo molto preoccupati per questa situazione.  So che il gruppo di Stefano Vallerga, il 12 febbraio, ha protocollato una lettera in Comune che parla di questo problema: ma per ora non si è visto nulla”.

Sentiamo allora Stefano Vallerga, di “Gente comune”, che ci racconta questa storia:  “Stamattina mi telefona una persona . Mi dice che ha letto il post sulla “gita in campagna” e che mi vorrebbe  far conoscere meglio il posto. Va  bene , dico io e dopo una mezzora mi ritrovo su di un  fuoristrada che ci porta ai piani di San Giacomo. Costeggiamo un bel torrente con dei laghetti meravigliosi. Lungo la vallata ci sono numerosi segni di frane , rotolate giù durante l’alluvione di ottobre, ma in parecchi punti  i contadini sono intervenuti e si cominciano a vedere molti tamponamenti e argini rifatti. “ Ecco, questo l’ha ricostruito una ditta pagata dal comune. Hanno fatto un bel lavoro” . Mentre mi dice queste parole, il nostro amico mi indica un terrapieno costruito di fresco e lungo una trentina di metri . Non me ne intendo molto, ma la sistemazione e l’armonia con cui sono ammassate le rocce mi fa pensare ad un piccolo capolavoro,almeno nel suo genere. Viva il Comune, penso, questa volta è intervenuto alla grande.
Facciamo ancora qualche centinaio di metri , lasciamo la macchina e cominciamo a camminare lungo il letto del torrentello. Lo spettacolo è tremendo, ovunque sacchetti di plastica, copertoni, pezzi ferro e persino una sacca da flebo. “questa roba la porta il vento” mi dice con un sorrisetto ironico.  Rispondo che più o meno è lo scenario che ho fotografato durante la mia precedente  gita. “Aspetta voglio mostrarti LA DIGA, io la chiamo così”.
Altri cento metri e ci troviamo la strada sbarrata da una piccola diga fatta da alberi e immondizia messi di traverso. Occupa tutto il letto del torrente, in effetti è una piccola diga.
Mi fermo e tiro fuori la macchina fotografica. “No,non è questa. La diga che dico io è molto più grossa”. Altri cento metri e ci troviamo di fronte ad una diga di alberi che come potete vedere dalle foto incute un certo timore. “
Se dovesse piovere di nuovo tanto, qui si formerebbe un lago che alla fine cederebbe trascinando via tutto quello che trova.”



SN:  Il signore che abbiamo intervistato ci ha detto che lei ha sottoposto il problema al Comune. E’ così?

VALL: Sì, perché non volevo che un domani si potesse dire “ah, ma io non ne sapevo nulla”.
Quindi ho portato un documento in  Comune, con foto esplicative e qualche riga di commento: la mia lettera è stata procollata il 12 febbraio scorso”.

SN: Risultati?
VALL:  Finora, che io sappia, nessuno. Più a valle il torrente passa sotto all’autostrada, all’Aurelia e a viale Europa: se veramente facesse diga …
E dire che il programma dell’amministrazione comunale,  a pag 11 recita :“La cura e la salvaguardia ambientale …costituisce uno degli obiettivi fondamentali dell’azione politico amministrativa … Si deve manifestare un forte impegno politico volto alla tutela di un bene prezioso e difficilmente recuperabile, qual è l’equilibrio ecologico del nostro territorio. …. La costante e quotidiana cura dell’ambiente, il rigoroso controllo preventivo e repressivo delle attività, devono rappresentare le attività di difesa del nostro territorio”.
Che belle parole, le condivido in pieno. Però mi piacerebbe che seguissero anche i fatti.
Nel frattempo io ho preso una decisione: nel mio negozio non do più sacchetti di plastica a nessuno, chiedo che se li portino da casa o che utilizzino borse biologiche. I clienti mi guardano strano, ma poi capiscono. Certo, è un piccolissimo passo: ma se facessimo tutti così, forse, la gente comincerebbe a capire che il sacchetto non è solo una "comodità", ma anche una vera e propria tragedia ambientale".

SN

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