Al Direttore - 24 novembre 2010, 17:17

Proteste degli studenti nelle scuole: una lettrice risponde ad un 18enne

Una nostra lettrice, Ilenia Bottino, ci ha scritto per rispondere ad un nostro lettore 18enne sulle proteste degli studenti:

"Mi piacerebbe molto essere d'accordo con quello che sostiene questo giovane e informato lettore. Ammiro il fatto che appena raggiunta l'età in cui la sua voce è davvero efficace (non che prima non abbia valore!) si proponga, si esponga e manifesti la sua fede negli ideali di giustizia e legalità. Sono più vecchia, ma in questi ideali credo anch'io! Eppure avrete letto la mia lettera a sostegno degli studenti 'scioperanti'... legale... Illegale... L'unica via legale è il referendum, come precisa correttamente lui, ma sappiamo quale valore abbia un referendum in Italia. Vorrei ricordare che è ancora valido il referendum abrogativo del 1987 circa l'energia nucleare, non credo siano necessari altri commenti a questo proposito. Questo purtroppo non è l'unico esempio. Al di là del fatto che si sia d'accordo o meno con questa iniziativa, vorrei ricordare che nel 2008 sono state raccolte firme per proporre un referendum circa l'abrogazione della legge Gasparri, l'abolizione al finanziamento pubblico all'editoria, l'abolizione dell'ordine dei giornalisti, eppure raggiungere il quorum di firme non è stato sufficiente, dal momento che non sono state neppure prese in considerazione! A questo punto mi chiedo: esiste una via legale per farci sentire? Dice ancora nella sua lettera: gli studenti non portano guadagno allo stato, sono una spesa, ma su questo non sono davvero d'accordo: gli studenti di oggi non sono i lavoratori di domani? I ragazzi, i giovani sono il futuro, il vero investimento di uno stato sano ed è dovere improcrastinabile dello stato investire nella cultura e nella ricerca, non possiamo lasciare che continuino a prenderci per il... naso! E poi vengono citati 2 articoli della costituzione, la meravigliosa costituzione italiana che lo stato sta gabbando spudoratamente in più di un occasione. In realtà il ragazzo stesso afferma che non esiste una via legale! E le lezioni perse sono davvero nulla davanti a questo stato di cose, quale significato possono avere le ore di lezione di una settimana davanti al rischio di non avere più la possibilità di studiare? Vogliamo lasciare che i soldi pubblici vadano ad arricchire la scuola privata? Vogliamo che si continuino a incentivare lauree di dubbia efficacia a discapito di corsi seri e ricchi che hanno permesso di far sì che i ricercatori italiani siano famosi in tutto il mondo? E allora, se la via legale ci fosse sarei ben felice di sostenerla, altrimenti..."

Carlo Alessi