Alla UBIK Fausto Bertinotti, (nella foto) uno dei più importanti padri spirituali della sinistra italiana, autore del nuovo libro che tratta dei valori sanciti nella nostra Carta Costituzionale, e delle minacce che al giorno d’oggi da più parti le vengono portate. L'apuntamento è per sabato 27 novembre alle 11 presso la Sala Rossa del Comune. Introduce Sergio Acquilino.
Nella primavera del 1945 l'Europa, benché sconvolta dall'immane catastrofe del secondo conflitto mondiale, si sente rinata. Rinata perché la guerra è finita e perché è reduce dalla vittoria contro un nemico dell'intero genere umano: il nazifascismo. In Italia e in Francia tale successo è stato ottenuto anche grazie all'azione e al sacrificio delle donne e degli uomini che hanno dato vita alla Resistenza, ed è proprio in questi due paesi che si sviluppa con maggior vigore lo spirito costituente, cioè la volontà del popolo di stabilire regole di convivenza civile e un assetto istituzionale che scongiurino per sempre il ritorno agli orrori del recente passato.
Bertinotti ricostruisce la genesi della nostra Carta repubblicana e il ruolo che ha avuto nei "trent'anni gloriosi" seguiti alla promulgazione. Alla luce di alcuni suoi articoli, essa appare agli occhi dell'autore come uno dei punti più alti del diritto costituzionale di tutti i tempi, poiché il suo destinatario non è più il cittadino indifferenziato, reso tale dalla legge, ma la persona così come storicamente si è andata definendo attraverso il suo lavoro, cioè la lavoratrice e il lavoratore in carne e ossa.
Oggi le Costituzioni democratiche europee sono seriamente minacciate dalla "globalizzazione" e si registrano forti pressioni affinché vengano progressivamente sostituite da costituzioni materiali, che non sono frutto di assemblee costituenti ma di processi reali, le cui finalità spesso non sono neppure dichiarate.
Fausto Bertinotti (Sesto San Giovanni, 1940) comincia la sua attività politica nel 1964 quando entra nella Cgil. Nel 1972 si iscrive al Partito comunista italiano. Nel 1985 viene eletto nella segreteria nazionale della Cgil. Nove anni dopo lascia l'incarico per entrare nel Partito della Rifondazione comunista.
Nel 1994 diventa segretario nazionale del Prc, e sempre nello stesso anno è eletto deputato italiano ed europeo. Nelle elezioni politiche del '96, con la vittoria di Romano Prodi, Rifondazione entra a far parte della maggioranza di governo, anche se si tratta di un appoggio esterno. Il rapporto con la maggioranza sarà sempre molto teso e nell'ottobre '98 Bertinotti, in disaccordo sulla legge finanziaria proposta dall'esecutivo, provoca la crisi di governo.
Partecipa ai cortei degli anti global che contestano il summit dei G8 di luglio 2001 a Genova e, com'è nella sua natura di uomo di grande esperienza all'interno dei movimenti di sinistra, diventa in fretta uno dei leader del neonato movimento di piazza.
Bertinotti si è anche cimentato nella pubblicazione di alcuni saggi, tesi ad esporre il suo pensiero e a divulgare le idee in cui crede.
Dopo le elezioni politiche del 2006 vinte dal centro sinistra, è stato nominato Presidente della Camera dei Deputati.
Alle elezioni politiche del 2008 si presenta come candidato premier per lo schieramento "Sinistra - L'Arcobaleno"; Bertinotti e i partiti che lo sostengono vengono però sconfitti e rimangono fuori dal parlamento. Annuncia quindi il suo ritiro con le seguenti parole: “La mia vicenda di direzione politica termina qui. Lascio ruoli di direzione, farò il militante. Un atto di onestà intellettuale…”