L’aula magna del “Ruffini” di Imperia dove si stanno svolgendo da stamattina le nomine annuali dei docenti precari è punteggiata di storie umane. C’è il docente brizzolato che va verso la cinquantina e non ha ancora un posto fisso, c’è la mamma col bambino e c’è anche chi ha appena saputo che per la sua materia non c’è futuro. E’ il caso di Riccardo Amoretti (foto sotto) 36 anni di Imperia. Riccardo è il volto della preoccupazione e della delusione. Ha appena saputo della soppressione delle cattedre di storia e filosofia in provincia di Imperia. “Sono il terzo in graduatoria – dice sconsolato – non essendoci più ore a disposizione sarò costretto a cambiare mestiere, comunque a cercarmi un altro lavoro, sperando di trovarlo. Ho 36 anni e da 8 ero nel mondo della scuola sia pure come precario. Una bella mazzata. Nella scuola l’unica speranza che ho e che qualche istituto mi chiami per delle supplenze temporanee, ma so che non sarà facile perché i presidi hanno sempre meno possibilità in questo senso. Si preferisce per questioni di budget arrangiarsi con gli insegnanti che sono già dentro la scuola. Non so come farò ad andare avanti e poi questa è una provincia che già di per sè non offre molto a un laureato in materie umanistiche”.
Fra tante storie anche una curiosa. Per una docente relativamente interessata alla sorte della propria cattedra, Maria Teresa Verda Scajola moglie dell’ex ministro e distaccata dalla scuola per motivi amministrativi (è assessore ad Aurigo), c’è n’è una (quella destinata a sostituirla) che è sulle spine e non si sa fino a quando. Infatti, proprio anche la cattedra di Storia dell’Arte presso l’Istituto d’Arte del capoluogo è a rischio. Solo nelle prossime ore, infatti, si saprà se saranno mantenute il numero minimo di ore (18) per la sopravvivenza della materia.
“Facciamo scuola assieme” è questo il nome dell’associazione di insegnanti, ma che comprende anche genitori e studenti della Val Nervia presente con una delegazione stamattina al “Ruffini”. E proprio dalla Val Nervia arriva una storia emblematica dello stato in cui versa la scuola pubblica italiana. “In Val Nervia – spiega la docente elementare Patrizia Boido - ci sono 14 plessi scolastici in funzione per 5 giorni alla settimana, dalle 8.25 alle 16.30. A regime sono previsti 26 bidelli, 4 di ruolo e tutti gli altri precari. L’anno scorso ne sono stati tagliati 4, quest’anno altri 3. A fine riforma ne rimarranno solo 15. Come sarà possibile, quindi, garantire la sicurezza e la sorveglianza dei ragazzi considerando che un solo bidello per plesso scolastico non è certo sufficiente? C’è anche da tenere presente che molte di queste persone che appartengono al personale non docente della scuola sono originarie del Sud e sono venute fin qui portandosi dietro la famiglia e che volta perso il lavoro saranno in mezzo a una strada loro”. Maria Paola Roattino è la coordinatrice degli insegnanti della valle dell’estremo ponente che ieri per solidarizzare con i colleghi imperiesi si sono presentati con tanto di maglietta verde con scritta (sotto un gelato) “La scuola si squaglia”. Ha detto la Roattino:“Coinvolgiamo anche le famiglie e gli studenti stessi. Questa riforma, infatti, penalizza le famiglie e in particolare i portatori di handicap. Siamo, comunque, aperti al confronto”.