Dovrebbe essere quasi pronto il primo di alcuni tunnels sottomarini (trasparenti e non) che permetteranno al Carbone, scaricato dalle stive delle navi a quelle dei celebri "vagonetti" savonesi della Funivie Spa, di attraversare il porto per iniziar la risalita del versante appenninico. Tutti li abbiamo visti scorrer su e giù per l'aurelia - talvolta sganciarsi carichi di carbone, scontrarsi, in partenza per l'appennino. Ma vanno. Vanno. Ma dove arrivano?
Savonanews è in grado di mostrarvi l'ultima tappa di questo viaggio allucinante (sensato?) su e giù per 19km di vallate e montagne appesi ad una fune. Destinazione: Cairo Montenotte - BRAGNO: Italiana Coke. Un posto che quando ci arrivi non ci credi.
Qualcuno avrà avuto la fortuna di vedere "Blade Runner". Avete presente? Peggio.
Questo è (anche) un fotoservizio, le immagini, che consigliamo di osservare, sono in fondo all'articolo.
Le colline di carbone alte (parecchie) decine di metri, dominano il paesaggio, tra i fumi e le fiammate delle ciminiere.
Ovunque, li attorno, la "terra" è intrisa di fango scuro, quando piove. L'ultimo tratto delle Funivie, ora ferme, scorre in pianura e si perde in una foschia maleofodante sfiorando quello che un tempo fu un centro abitato. Oggi sembra un paesaggio da day after, Carbone in ogni dove; due gatti, inspiegabilmente bianchi, a presidio. Deserto (quando si dice lo sviluppo)
Pochi passi e torniamo sulla statale che porta a Cairo, ma alla nostra destra ci si para uno spttacolo che trattiene la moto e la coscienza per essere raccolto dal reporter.
E' un quadro ottocentesco, uno scherzo del destino, una scenografia, qualcosa che si avvicina pericolosamente all'idea dell'inferno in terra. Una foto ottocentesca ma vivente fatta di carbone, fumi, ciminiere, fango, miasmi. La giornata è scandita da repentine colonne di fumo di proporzioni realmente impressionanti.
Eppure, là in fondo oltre i cancelli, un uomo vestito di verde, solo, son una scopa in mano, spazza le ceneri come un eroe, accanto alle pareti incandescenti dei forni. Con calma rassegnata, pulisce, cuoce, si asciuga il sufore da sotto l'elmetto bianco. Poi sale su ciò che resta di un locomotore dal colore indefinibile e scompare dalla nostra vista.
Ma non ci dicevano 40 anni or sono che sarebbero state le macchine a svolgere i lavori più sporchi ed umili?
Bragno fa eccezione. Non è l'unica, e in questa provincia è purtroppo in ottima compagnia.
E' in questo inferno terreno che i "vagonetti" savonesi, che visti dalla costa sono quasi simpatici con il loro aspetto un po'legoland, terminano la loro corsa. Nel sudicio, nel nero, tra le fiammate.
Poco più avanti, la scritta "Refettorio"sembra uscita da un'icona mussoliniana , ma anche quella scritta "Spogliatoi", ripulite alla meglio dal nero perenne e incrostato non solo nelle pareti circostanti ma in ogni recondita cellula di chi vive e lavora lì.
Poi un cartello, "USCITA OPERAI", come i lavoratori fossero bestie al pascolo allo stato brado, cui fare attenzione. Anche questo cartello è annerito dal carbone. E se lo il metallo smaltato, mi immagino gli alveoli polmonari. Tubi. Fiammate, Colline di carbone. Può essere questa una dimensione di lavoro e di vita di un paese che gioca a fare la grande potenza? E'questo il luogo simbolo per parlare di sviluppo, nel 2010?
Mi coglie una tristezza profondissima che va ben aldilà della cronaca, un senso di solidarietà palpabile, logorante, che credo però non interessi a nessuno.
Ma se gli eroi son tutti giovani e belli, come cantava una volta Francesco Guccini quando le locomotive c'erano ancora, in un luogo come questo, come minimo andrebbe fatto un casting, per giustizia.
Lì accanto troneggia il cartellone "CAIRO REINDUSTRIA" ma questa, come Ferrania del resto, è un'altra storia, tutta da raccontare.
Ps. Altre foto e forse un video sono in corso d'opera.