Alla casa di riposo ‘Casa Serena’ scopia il caso degli Operatori Socio Sanitari sottopagati. La Cgil, con un comunicato stampa, lancia l’accusa alla cooperativa lombarda KCS, al Comune di Sanremo e all’Asl. Quello della casa di riposo di Poggio sarebbe l’unica della zona nella quale i neo Operatori Socio Sanitari non sono stati inquadrati (e quindi pagati) come tali dopo il corso obbligatorio e la promozione scattata con le nuove norme.
“Prima erano tutti inquadrati come “Addetti all’Assistenza” – ci spiega Tiziano Tomatis della Fp Cgil – a seguito di una normativa regionale è stata imposta la qualifica di Operatore Socio Sanitario. Per mantenere il loro posto di lavoro hanno dovuto frequentare un corso ed essere inseriti ad un livello superiore. Il corso è stato fatto e l’azienda, obbligata a non avere più Addetti all’Assistenza ma Operatori Socio Sanitari, non ha ottemperato a inquadrarli a un livello superiore facendogli così perdere la retribuzione dovuta oltre a ledere la loro professionalità. Tutte le altre cooperative si sono adeguate, la KCS è l’unica che continua a fare così”.
Dal Comune di Sanremo risponde l’Assessore ai Servizi Sociali Costanza Pireri: “I sindacati avevano scritto anche a noi facendo presente la cosa, il direttore di ‘Casa Serena’ e il Comune hanno scritto alla cooperativa KCS chiedendo la verifica e hanno richiesto informazioni circa l’adeguata remunerazione. L’appalto prevedeva l’obbligo di fare i corsi. Dopo numerosi rapporti verbali abbiamo richiesto informazioni con una lettera formale e ci è stato risposto che gli Operatori Socio Sanitari sono adeguatamente remunerati e ci è stato anche riferito che la cooperativa ha anche vinto una causa con una lavoratrice. C’è un caso del Giudice del Lavoro che dà loro ragione”.
“Noi siamo “vigilanti” ma non possiamo fare altro che scrivere e chiedere informazioni – aggiunge l’Assessore Pireri – mi dispiace per questa situazione perché gli Operatori, che già fanno un mestiere difficile, rischiano di lavorare male e sono loro vicina. Spero che la situazione si risolva ma come Comune abbiamo le mani legate, non possiamo imporre un pagamento diverso”.
“Nei criteri di accreditamento dobbiamo controllare che il personale abbia i requisiti – ha commentato il direttore generale dell’Asl Marco Damonte Prioli – ma il fatto che siano inquadrati con un rapporto di lavoro non corretto, stando a quanto dice la Cgil, non rientra nelle nostre mansioni. A fronte della segnalazione faremo una verifica, ma non rientra nei criteri di accreditamento con quale tipo di contratto sia inquadrato un Operatore Socio Sanitario”.
Al momento, quindi, pare che la situazione sia sotto controllo e che gli stipendi siano adeguati. La sentenza alla quale fa riferimento l’Assessore Costanza Pireri dà ragione alla cooperativa lombarda. Non resta che attendere altre eventuali iniziative da parte dei sindacati.