Dopo numerosi tentativi infruttuosi le scorrerie turco-barbaresche lungo la costa ligure riportarono alcune significative vittorie. Dragut, viceré di Algeri e successore dell'ottomano Barbarossa, riuscì, nel 1546, nell'intento di saccheggiare Laigueglia e di rapirne parte degli abitanti. Grazie al tempestivo e fortunato intervento del comandante alassino Berno, tuttavia, gli ostaggi vennero liberati.
I ripetuti attacchi dei barbareschi spinsero Genova a insistere nella politica di fortificazione dei borghi marini, invitando questi ultimi a cingersi di opere adeguate. Nel 1564, tuttavia, Dragut riuscì nell'iniziativa di mettere a ferro e fuoco Civezza e a determinarne un devastante periodo di decadenza ricordato nei secoli. Dragut, a suo tempo catturato dagli uomini di Andrea Doria (1540) e poi rimesso in libertà. si era ripreso dunque in quegli anni la sua grande rivincita. Dragut fu protagonista di ulteriori imprese in tutto il Mediterraneo fino a rimanere ucciso durante l'assedio di Malta.
Al suo posto fu nominato l'altrettanto terribile rinnegato calabrese Uluch Alì (detto dai cristiani Luccialì o Occhialì e noto per essere stato catturato dai musulmani prima di entrare in convento). Dragut, aldilà del terrore che seminò, fu ammirato anche dai suoi avversari, tanto che Andrea Doria chiamò con il suo nome il proprio gatto. Per vendicarsi del passaggio dall'alleanza con la Francia a quella con la Spagna da parte del Grande Ammiraglio onegliese, nella seconda metà del XVI secolo, anche i francesi, alleati dei turchi, si resero responsabili di nuovi saccheggi nel Ponente ligure, saccheggi che riportarono alla mente le gesta di Dragut. Gli storici che definirono un tradimento di Andrea Doria tale passaggio politico, dimenticano che il contratto che legava l'onegliese alla Francia fosse già scaduto, quando il Doria accettò le proposte dell'imperatore spagnolo.
L'incubo dei pirati barbareschi peraltro non terminò mai completamente e anche durante la prima conquista ligure di Napoleone i francesi non mossero un dito per liquidare definitivamente tale minaccia per i commerci della Liguria, nonostante che fosse stato firmata la cosiddetta convenzione di Montebello).