La generazione Bataclan è anche la generazione climalterante. Costituita da persone che sono vittime di un’esistenza precaria e della pandemica incertezza sul futuro; esposte alle pazzie del terrorismo islamico e alle bizzarrie climatiche di un Pianeta sempre più inquinato. Fatta di vite spezzate e moltissime altre che potranno spezzarsi, se chi ci governa non saprà farsi carico di un problema - il temuto surriscaldamento globale - già in pieno svolgimento, pronto a colpire ancora più duramente nei prossimi decenni. Parigi resta l’epicentro di tali sconvolgimenti, capitale dell’orrore e della speranza insieme. Finita nel mirino dei jihadisti il 13 novembre, per poi ritrovarsi due settimane dopo a fare i conti con l’organizzazione della Cop21 (Conference of the Parties), la ventunesima Conferenza Onu sul clima.
Non è esagerato affermare che, almeno in parte, il destino del mondo dipenderà dalle decisioni prese, o non prese, da oggi all’undici dicembre, data di chiusura del summit mondiale. Ci saranno i rappresentanti di oltre 195 Paesi, i più importanti capi di Stato e di Governo; l’obiettivo è cancellare la vergogna di Copenaghen 2009, la conferenza del nulla di fatto, e dei successivi vertici che hanno preparato il terreno per Parigi. Quindi ora o mai più: bisogna assolutamente raggiungere un accordo internazionale vincolante per tagliare in modo rapido e costante le emissioni di gas-serra. I segnali d’allarme continuano a intensificarsi, soprattutto gli eventi meteorologici estremi, tra cui le alluvioni e le bombe d’acqua che la Liguria conosce così bene, al pari della Costa Azzurra, recentemente devastata da tempeste violentissime; all’opposto, troviamo fenomeni come la siccità e le ondate di calore. Lo scioglimento dei ghiacciai, l’acidificazione degli oceani provocata dall’assorbimento di anidride carbonica, la perdita di specie vegetali e animali: ecco altri effetti del global warming. La comunità scientifica ha avvisato il mondo: è assodato che l’uomo, con le sue attività (quelle industriali in primis), ha riversato nell’atmosfera una tale quantità di gas nocivi da surriscaldare l’ecosistema planetario. Il cambiamento climatico che si vuole combattere a Parigi è il risultato più visibile delle nostre azioni sconsiderate sull’ambiente.
Gli scienziati hanno indicato l’ormai noto limite dei due gradi centigradi: l’innalzamento della temperatura media terrestre andrà contenuto entro quella soglia, altrimenti le conseguenze saranno catastrofiche. Eppure, gli impegni contro l’inquinamento presi finora dalle maggiori economie mondiali (nei piani nazionali trasmessi all’Onu prima della Cop21), sono insufficienti. Il surriscaldamento globale, infatti, è destinato ugualmente a sfiorare tre gradi centigradi. Occorre uno sforzo maggiore, con traguardi precisi e sottoscritti da tutti i partecipanti per ridurre le emissioni di anidride carbonica. Conosciamo il male, e sappiamo qual è la cura: puntare sulle fonti energetiche rinnovabili, abbandonando i combustibili fossili. La generazione climalterante ha condiviso la Tour Eiffel inserita nel simbolo della pace, ora la rivede sullo sfondo verde di una foglia, e spera di non vederla mai totalmente annerita di carbone.
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