Proseguono le iniziative di beneficenza a favore del progetto ‘Abbiamo un sogno’ per ripetere, anche il prossimo anno, l’esperienza di offrire un soggiorno terapeutico di sei settimane, a San Lorenzo al mare, ad una ventina di bambini bielorussi che vivono vicino a Cernobyl.
Questa sera, il campetto delle feste di San Lorenzo al mare si trasformerà in angolo di far west per una festa country dedicata a grandi e piccini, organizzata dal gruppo delle famiglie di ‘Abbiamo un sogno’. Dalle ore 16.30 inizierà il ‘Baby West’, con giochi e attività presso il campo indiano, dove i bambini potranno vestirsi e truccarsi da indiani e cow boy, costruirsi copricapi indiani e acchiappasogni, montare il mitico pony Furia di Milena, fare la tipica merenda del west e ballare le più belle musiche country guidati dalla bravissima insegnante Daniela Pozzato, della scuola di ballo Dany Country Dance. Dalle 19.30 il Caffè Riviera, di fronte al campetto delle feste, servirà piatti del west con salsicce, rostelle, patatine e… fiumi di birra. E, finalmente, alle 21.30 inizieranno i balli country per tutti, su una pista in legno, sempre in compagnia della Dany Country Dance che si esibirà con i suoi allievi e animerà l’intera serata coinvolgendo il pubblico in trascinanti balli di gruppo. Anche chi non ha mai fatto un passo di ballo country potrà scendere in pista e divertirsi a provare.
La manifestazione, organizzata da “Abbiamo un Sogno”, con il patrocinio del Comune di San Lorenzo al mare, la partecipazione della Polisportiva Valle del San Lorenzo ed il sostegno di molti esercizi e negozi del paese, ha lo scopo di far conoscere meglio questo progetto di affido temporaneo di bambini bielorussi che per la prima volta sono arrivati a San Lorenzo al Mare la scorsa primavera per 6 settimane. Presso lo stand dell’associazione sarà possibile vedere le foto, prendere il materiale informativo ed ascoltare le esperienze dirette delle famiglie che quest’anno hanno partecipato all’iniziativa, accogliendo nelle loro case i piccoli ospiti.
Tutte le attività di animazione della giornata saranno ad offerta libera e l’intero ricavato andrà a coprire parte dei costi necessari per poter far tornare i bambini in Italia il prossimo anno (solo le spese di viaggio e assicurazione ammontano a circa a 500 euro per bambino) aiutando così in parte le famiglie italiane ospitanti, che non percepiscono alcun tipo di altro sostegno economico, e che hanno scelto di dedicare parte delle loro energie e disponibilità a questo progetto di solidarietà internazionale.
Il progetto ‘Abbiamo un sogno’ è partito sperimentalmente un anno fa. Irina, Karina, Ivan, Vlad, Lisa … sono i nomi di alcuni dei 19 bambini che sono arrivati a fine aprile a San Lorenzo al Mare, vivendo ciascuno in una diversa famiglia italiana fino a giugno. Nel corso di queste settimane oltre ad andare a scuola (con maestre bielorusse), tutti i bambini hanno partecipato ad numerose attività ricreative e salutari: nuoto, ginnastica, escursioni, visite all’acquario di Genova, alla bibioteca di Imperia, ad una fattoria didattica. E poi mare, tantissimo mare: la cosa che in assoluto hanno preferito di più. Gli studi indicano che il soggiorno per almeno 20-30 giorni lontano dai luoghi contaminati dalle radiazioni, in ambienti sani, con una alimentazione ricca e variata, può sono contribuire a dimezzare la carica radioattiva che i bambini nel corso dell’anno accumulano nei loro paesi di origine (provengono da villaggi e cittadine nella regione di Gomel, zona di confine con l’Ucraina, fortemente contaminata in seguito al disastro di Černobyl del 1986) riducendo, di conseguenza, il rischio di contrarre le gravi malattie tipiche di chi è esposto a radiazioni.
San Lorenzo al mare ha accolto questi bambini (tutti abbastanza piccoli, dai 7 ai 9 anni) con grande calore ed affetto, cercando di farli sentire il più possibile a casa, anche se erano lontani oltre 2000 chilometri dalle loro famiglie, in una realtà molto diversa dalla loro per lingua, abitudini, alimentazione. I bambini però si sono adattati con grande facilità: hanno subito imparato a comunicare in italiano, hanno assaggiato, prima con diffidenza, poi con gusto i piatti della nostra cucina mediterranea, godendo specialmente dell’aria buona, del mare, del sole. Quando sono partiti molti di loro erano fisicamente irriconoscibili: un po’ ingrassati, con il colorito roseo e abbronzato, le unghie ed i capelli fortificati, la pelle più luminosa e sana.
Per molti questa esperienza è stata di grande importanza non solo dal punto di vista fisico, ma anche psicologico. Pur provenendo tutti da una famiglia di origine (nessuno vive in orfanotrofi o istituti), alcuni purtroppo crescono in realtà molto critiche, dove una grande povertà, disoccupazione e alcolismo creano un clima familiare che condiziona pesantemente la crescita sana di un bambino di quell’età. Poter vivere anche, se per un breve periodo, all’interno delle famiglie italiane, sentirsene parte, condividendo il calore di genitori, fratellini, nonni anche solo “in affido temporaneo” è stato di grande aiuto, offrendo stimoli e anche speranze per il loro futuro. Dopo la partenza quasi tutte le famiglie sono rimaste in costante contatto con i bambini, per molti non solo telefonico ma anche di supporto a distanza con l’invio in Bielorussia di generi alimentari e di sostegno.